Il Fileteado Porteño è lo stile pittorico simbolo della Città di Buenos Aires insieme al Tango.
E’ uno stile nato alla fine del 19° secolo nelle officine che producevano i carri, generalmente pitturati di grigio.
Inizialmente si cominciarono a decorare le coste che separavano i diversi riquadri delle fiancate, utilizzando pennelli di diverse grandezze, i filete, per poi successivamente passare alla tavola vera e propria del riquadro.
Bisogna pensare a queste decorazioni non solo come ad un abbellimento, ma anche come messaggi pubblicitari, spesso infatti era indicato il nome dell’attività proprietaria del carro, o gli articoli che vendeva, o semplicemente una frase o un motto che piaceva al proprietario.
Con il passare del tempo questi disegni assunsero una connotazione abbastanza comune tra i vari artisti che le realizzavano: i colori forti, le linee ombreggiate per dare profondità al disegno, i caratteri gotici o grandi e con ornamenti, la chiusura della composizione all’interno di una cornice, la costante simmetria degli elementi, l’utilizzo di immagini più o meno stilizzate.
Proprio queste ultime sono oggi la parte più caratteristica del Fileteado Porteño, fiori, ferri di cavallo, cigni, uccelli, fiori, diamanti, e draghi, sono gli elementi più comuni, ma anche personaggi reali, cavalli, oggetti di lavoro quotidiani.
Negli anni successivi si arrivano a decorare insegne dei locali, automobili, autobus urbani ( i colectivi), camion, mobili, fino ad arrivare ad un declino con il suo culmine negli anni ’70.
Nel 1975 fu vietata la decorazione degli autobus con il filete, che piano piano iniziò però ad entrare in tutta una serie di decorazioni “più moderne”, prodotti commerciali, calzature sportive, tatuaggi e pubblicità.
Con la rinascita del turismo legato al Tango Argentino il Filete ne diventa parte, con piccole targhe destinate proprio al mercato turistico, copertine di dischi, insegne di milonghe.
Oggi vengono organizzate mostre di Filete
e nel nel dicembre 2015 viene dichiarato Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
Uno degli artisti contemporanei più rappresentativi di quest’arte è Alfredo Genovese.